sabato 29 dicembre 2012

INTERVISTA A ALBERTO AMBROGIANI, SINGER DEI DEVIOUS MINE






Beh che dire, ci sono artisti che alle domande ti rispondono immediatamente, praticamente in tempo reale ed altri che se la prendono comoda, sicuramente l'intervista che segue è rivolta a chi fa parte della prima classe, quella degli artisti veri che credono veramente in quello che fanno, che ci mettono il cuore e non aspettano domani ciò che può essere fatto oggi.... ANZI ORA!! Polemiche a parte, abbiamo un artista decisamente geniale, eclettico, virtuoso e... lasciatemi dire...addirittura innovativo!! un vero genio, una voce stupenda, un artista completo e una persona di grande cuore e spirito, quello vero che brucia nell'anima, che forgia l'ansia creativa ossia quello stato d'animo sempre sulla cresta dell'onda che ossessiona solo chi ha la fortuna di essere nato e cresciuto mai slegato da un eterno cordone ombelicale con l'arte, quella vera che dà i natali solo a grandi opere.....SIGNORE E SIGNORI ECCO A VOI ALBERTO AMBROGIANI, BUONA LETTURA....

Ciao Alberto, innanzitutto ti devo fare vivi e sinceri complimenti (cosa che raramente faccio nel corso di un'intervista, salvo casi, appunto, eccezionali) per la tua splendida voce e partiamo subito da questo: dono di mamma o studio sopraffino?

ALBERTO AMBROGIANI: ahahahahah mitico, io attualmente sto studiando canto all'accademia Zero Crossing qui a pesaro, poi non so se è un dono o meno ma cmq ti ringrazio delle lusinghe, mi fa sempre piacere riceverne da chi di musica ne sà.

Hai realizzato uno splendido video su youtube (che mi pare stia avendo anche un meritato riscontro di visualizzazioni) con varie sovra-incisioni anche percussive, fatte tutte solo con la voce; ci vuoi spiegare un po' la storia di questo video, com'è nata la geniale idea e come lo hai realizzato? Perchè sei nato genio? Di cosa ti nutri la mattina?!!! ... se mi dai la marca dei biscotti, ci provo anchio! ....

ahahahah domande spettacolari (IO DI SPETTACOLARE QUI VEDO SOLO LA SUA VOCE .. NDA !!), allora c'è da dire che come si intuisce dal video, non sono normale! L'idea di realizzare un video come quello è nata dal fatto che la canzone mi piace molto, avevo già in programma di cantare su una base ma non sono riuscito a trovare niente (gratis) di decente, allora non avendo alternative ho provato a fare tutto da solo. Riguardandolo adesso il video è pieno di imprecisioni vocali, ma vabbè dai .... non sono un professionista (cioè ragazzi è pure modesto, questa è classe e un esempio di grande ricchezza interiore, di quella opulenza spirituale solo di chi guarda avanti e non si volta mai indietro, gran rispetto!! ...  comunque non statelo a sentire, è bravissimo nda!!) quindi ci può anche stare. (ps... al mattino mangio i "cuor di mela" ahahah).

Parlaci ora invece della tua band, i Devious Mine, facci un po' di storia come se la dovessi presentare a chi non la conosce ancora....

YEah, la band! Allora i Devious Mine sono una band pesarese che prova a suonare un generaccio, il POWER METAL. siamo sui palchi dal 2008 e come ogni buona band che si rispetti, abbiamo avuto non pochi problemi tra line-up e sfighe epocali. Suoniamo prettamente pezzi nostri, e finalmente quest'anno siamo riusciti a produrre il nostro primo EP "REVELATION" che ci ha tolto diverse soddisfazioni. Che dire di noi, facciamo musica immediata, aggressiva e melodica (alcuni potranno storcere il naso, ma il cantanto è interamente pulito, perchè non son buono a cantare in altre maniere) uniamo stili e caratteristiche del power metal classico (SONATA ARCTICA, STRATOVARIOUS, ecc.. ) a stili più moderni. Venite a vederci che sappiamo anche far ridere (in senso buono).

Dove ed in che modo sono avvenute le registrazioni del disco?


Le registrazioni sono state effettuate presso lo STUDIO WAVES di Paolo Rossi, e sempre il Paul si è occupato del mastering. Diciamo che se sei di pesaro, Paul è un MUST per le band locali.

Se la tua vita fosse una squadra di calcio, che ruolo giocherebbero il live e la registrazione in studio? in quale delle due dimensioni si cala meglio il tuo approccio e la tua attitudine? non credi che l'incisione di un disco, senza nulla togliere alla magia e all'esperienza umana di un concerto, ti doni come una macchina del tempo, uno specchio del passato in cui la tua giovinezza viene immortalata nel suo periodo migliore da riascoltare anche quando sarai vecchio e nostalgico?

premetto che odio il calcio ahahaha (a chi lo dici... infatti ho fatto un esempio scemo, come sempre ... nda!!) allora per come sono fatto io, preferisco di gran lunga il live... cioè mi piace l'atmosfera che si crea, le facce degli spettatori, l'ansia da prestazione e l'idea di riuscire a emozionare gli spettatori mi piace da matti.Il cd invece rappresenta un traguardo, un cimelio che rimarrà per sempre, la cosa mi piace molto perchè poi un giorno quando sarà vecchio potrò dire di aver inciso un cd ahahaha cioè non è una cosa da tutti. ricapitolando preferisco il concerto per tutte le emozioni che regala al pubblico e a noi gruppo, ma cmq l'incidere del cd è un esperienza diversa ma cmq gradita.


Quali sono i tuoi ascolti (intuisco vari e diversificati dal tuo stile eclettico) e come collochi la scena del power metal italiano degli ultimi 15 anni rispetto a quella internazionale? .... insomma, come diceva Madonna (anche se riferendosi ad altro!!) è vero che "italians do it better"???!!!


Allora il genere che suoniamo è un unione di generi, definirla power metal è in qualche modo riduttivo. Nella nostra band succede che ogni componente del gruppo ha il suo stile preferito, l'unione di questi 5 stili (siamo in 5 nel gruppo) si ritrova nelle nostre canzoni. Le band che personalmente mi hanno influenzato di più sono Sonata arctica, blind guardian, stratovarious, galneruys, Rhapsody (o rhapsody of fire) , edguy, avantasia, iron maiden, manowar .... e altri che non mi vengono in mente. Allora, per quanto riguarda il power metal italiano, posso parlare solo come performer, in quanto non mi sento di parlare come se fossi un esperto... ma per quello che ho visto suonando in giro posso dire che il power metal italiano viva un periodo di crisi... (un po' come tutto il metal in generale secondo me) è un genere che si ama o si odia. In italia esistono grandi band che fanno power come, Trick or treat, ancient bard, vision divine, labirinth , vexillum ecc... che hanno una tecnica paurosa ma non riescono ad ottenere il successo che meriterebbero. Il power metal comporta grandi responsabilità, dato che non siamo l'ultima moda tutti ci snobbano, ma l'importante è non perdere mai la passione e la voglia di divertirsi.


.....RAGAZZI, QUESTI SPACCANO IL CULO, SE VOLETE ASCOLTARLI PROVATE A CLICCARE SU QUESTO LINK!!



giovedì 20 dicembre 2012

INTERVISTA AI NIGHTLAND IN OCCASIONE DELL'USCITA DEL NUOVO EP "IN SOLEMN RISE"







Sono lieto di intervistare una delle band più promettenti dell'attuale panorama italiano in ambito di Gothic - folk - epic death metal dalle tinte symphonic black, un gruppo cresciuto in modo esponenziale in un ciuffo sparuto di anni, regalandoci dischi ed esibizioni dal vivo sempre più professionali e convincenti.... ragazzi... THE END OF THE WORLD IS COMING E LORO SONO QUI A RICORDARCELO A SUON DI MAZZATE EPIC DEATH TRA CAPO E COLLO.......


1) Ciao mitici!! Allora partiamo subito con una domanda che affronta senza fronzoli e orpelli il motivo principale per cui ho deciso di farvi questa intervista: … il vostro nuovo disco!! Me ne volete parlare?? Progetti, aspirazioni ed il perché di questo nuovo disco….

Filippo Scrima (chitarra): Ciao! Innanzitutto grazie di questa intervista, e dell'occasione che ci dai di parlare del nostro progetto. Questo CD è a tutti gli effetti il nostro primo lavoro ufficiale che rappresenta appieno il sound della band, come sintesi delle diverse evoluzioni stilistiche che ci hanno caratterizzato negli anni passati. E' un EP di 5 tracce, disponibile digitalmente sui maggiori distributori di musica online, e che lascia senza fiato fin dalla prima traccia; racchiude ed esalta ogni peculiare sfumatura del nostro stile, dai toni più death alle digressioni sinfoniche ed atmosferiche, dalle sonorità cupe e fredde a maestosi ed epici cori. E' nato come necessità di esternazione di questa nuova forma stilistica, e con questo prodotto puntiamo a farci conoscere il più possibile anche all'estero, grazie anche alla sua ampia reperibilità.

2) Sulla vostra locandina promozionale leggo “ THE END OF THE WORLD IS COMING …. IN SOLEMN RISE, THE NEW EP RELEASED IN 21/12/2012” data scelta “a caso” (dai che tanto non ci credo!!) o manovretta, diciamocelo, un pochino “commerciale” per attirare ascolti alla Death SS ?? (Steve Sylvester è il re del marketing assieme a Joey DeMaio, Gene Simmons e Steve Harris!!)

Si, ovviamente la data dell'uscita è stata scelta strategicamente, sfruttando la grande pubblicità che si è creata attorno a questa profezia! ma un attimo... siamo ancora vivi?? Del resto, non siamo gli unici ad aver optato per una manovra commerciale di questo tipo!

3) Ho saputo del nuovo split con il vostro bassista Andrea Sangervasi…. Piacere di decimare i bassisti o semplice divergenza artistica??

Andrea Sangervasi (in arte Toby) ha deciso di lasciare la band per divergenze artistiche. Gli auguriamo il meglio per la sua carriera e lo ringraziamo del percorso fatto assieme a noi. Attualmente stiamo facendo delle audizioni per il completamento della line-up.

4) Per ottenere un buon livello qualitativo e quantitativo di concerti è più importante la tecnica strumentistica individuale di ogni membro, l’affiatamento personale all’interno della band o una giusta attitudine sul palco e nella vita?? Quindi…. La precedente domanda era propedeutica a questa, il metal si impara o ci si nasce?? È solo un genere musicale o una filosofia oppure una religione di vita??

Bisogna inanzitutto capire che il concerto per una band non e' altro che l'atto finale di tutti gli sforzi fatti durante le giornare passate a studiare, suonare e a versare sudore sul proprio strumento. La tecnica individuale è sicuramente importante ma è l'affiatamento che conferisce quella spinta in più alla band, non solo a livello morale, ma anche a livello di immagine e di compattezza del sound. Proprio per questo noi vediamo la band come un'"azienda", dove ognuno di noi si occupa di un settore, e in questo modo cerchiamo di portare avanti il tutto con efficienza, dedizione e aiuto reciproco (l'unione fa la forza!). Per questo aspetto, si, il Metal (o meglio la musica in generale) lo possiamo intendere come una filosofia di vita, perchè per riuscire meglio nel proprio lavoro, è necessario esservi dedito al 100%. In sostanza, il Metal lo si può imparare, ma per trasmetterlo è dal più profondo di noi stessi che dobbiamo sentirlo.

5) Cosa pensate dell’avvento delle orchestrazioni classiche e dell’invasione delle tastiere nel black metal degli ultimi 15 anni?? E’ stato tradito qualcosa o normale evoluzione di un genere??

Le tastiere e le orchestrazioni nel Metal, se ben usate, ti possono far venire la pelle d'oca. Il fatto che il Black Metal in particolare abbia risentito di questa evoluzione in maniera tanto forte da scindere drasticamente il proprio pubblico è un'altra storia. In ogni genere musicale ci sono fan tendenzialmente conservatori ed altri più propensi al rinnovamento dello stile, ed è una cosa normale e rispettabile. Noi personalmente siamo favorevoli all'evoluzione dei generi e delle band, poichè ciò mette in mostra il coraggio che possiede un artista di mettersi in gioco continuamente, di proporre una nuova strada, che non sia già affermata e confermata come successo. Del resto, se tutti seguissimo una rotta già solcata, ci fermeremmo del tutto!

6) Dateci 3 buoni motivi per assistere ad un vostro concerto ed almeno 1 motivo per venire a vedere voi anziché i Cradle of Filth se suonassero la stessa sera in un locale adiacente!!|

Tre motivazioni? 1- Lo spettacolo non manca mai! 2 - Vi facciamo saltare e cantare a squarciagola. 3 - Se poi avete voglia di farvi una bevuta con noi, siamo più che contenti!
Se suonassero i Cradle of Filth la stessa sera, beh... supporto alla scena emergente! Scegliete di dare il vostro prezioso ascolto ad una nuova esperienza, di cui potreste innamorarvi!

7)… ok ciao e grazie, se avete date in programma siete pregati di elencarle qui che posto l’intervista su facebook…. Stay brutal!!!

Nel momento in cui avremo date in programma te lo diremo subito! Grazie mille per l'intervista Menx! Stay Pawua!







martedì 18 dicembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "LA CASA 4" - Fabrizio Laurenti (1988)


Non ho mai amato i sequel, le saghe, le soap opera che, come Beautiful, arrivano alla 45.000.000esima puntata trucidando i testicoli di noi poveri comuni mortali afflitti da una televisione spazzatura, nè mai ho amato i diversi capitoli monotematici di uno stesso concept. L'eccezione, che in quanto tale conferma la regola, va fatta per qualche "casa" che, di certo, sfrutta un tema di sicuro successo negli anni '80 ma che da "La casa 3" è stato affidato a registi sempre diversi e tutti italiani. Bizzarra mossa se si pensa che tutto partì da un concept che era nato da un parto tipicamente americano e pacchiano (nonchè disgustoso) di Sam Raimi. Ogni film quindi, contribuisce personalmente e in modo assolutamente indipendente, a regalarci piacevoli visioni di incubi e sofferenza e questo, inquietante quanto il precedente capitolo di Umberto Lenzi, non è certo da meno. Bello. 

VOTO: 7,5

EMMANUEL MENCHETTI

INTERVISTA A ECHOTIME e GENGIS KHAN DOPO L'INVASION TOUR 2012 in REP. CECA, POLONIA, LITUANIA, LETTONIA, ESTONIA



1) Ciao ragazzi, allora veniamo subito al tour appena concluso, stavo guardando le date che avete fatto e noto che in 8 giorni avete letteralmente “invaso” (parafrasando il nome del tour) ben 5 paesi, suonando addirittura in due posti diversi lo stesso giorno…beh dato che io la data più lontana che ho fatto è a Imola (!!!) e non ne ho mai ravvicinate nemmeno 2 nell’arco delle 2 settimane consecutive, la domanda sorge spontanea (chi era quel fenomeno televisivo italiano che esordiva con questa frase??!! ) …SIETE STANCHI???
Filippo Martignano (ECHOTIME) :  Ciao Menx, innanzitutto grazie per l'interessamento! Siamo lieti di parlare di questa fantastica esperienza.
Stanchi ma felici, posso dire senza pensarci su un attimo che è un'esperienza che ogni musicista dovrebbe fare, tutta la fatica vale sicuramente le soddisfazioni e tutto l'apprezzamento che abbiamo riscontrato da parte dei nostri nuovi fan d'oltralpe.

Maurizio Lyon Leone (GENGIS KHAN): Beh direi di si..o meglio oggi siamo ancora un po’ stanchi ma già da domani saremmo potenzialmente già pronti a ripartire di nuovo..il palco è più che mai una droga! Del resto in passato coi Nasty Tendency io e frank Leone avevamo già sperimentato una tournè di ben 26 date con gli L.A. Guns tra uk e svezia

2) Fermo restando che sicuramente è stato difficile coprire le spese e che in tutti questi spostamenti repentini avete anche incontrato un clima (immagino in questa stagione) non proprio ospitale, non pensate che l’emozione di poter portare la propria musica all’estero ripaghi moralmente più di qualsiasi sacrificio materiale?

Filippo Martignano:  come già ho accennato nella risposta precendente, ribadisco senza esitazione che: SI, decisamente ne è valsa la pena.

Maurizio Lyon Leone: Assolutamente si! Ti dico lo rifarei non una ma cento altre volte..del resto abbiamo già altri tre tour europei preventivati,anzi forse anche di più ;-) un musicista che non prova l’esperienza di suonare all’estero per varie date secondo me si perde qualcosa di importante e imperdibile..che ti arricchisce musicalmente ma anche umanamente..e poi rinsalda l’affiatamento con la propria band..e poi a noi piace viaggiare e incontrare gente

3) Come mai il 12/12 vi siete spostati in Estonia da Riga per poi tornare a Riga nuovamente il giorno dopo, non sarebbe stato meglio riposarsi almeno un giorno, togliendo la data estone e magari passeggiando per le vie di Riga?? Immagino non abbiate avuto tanto tempo per accomodarvi e vedere i posti in cui stavate suonando

Filippo Martignano:  beh abbiamo avuto qualche day off in cui abbiamo potuto rilassarci (dopo svariate ore di viaggio...anche più di 10 a volte), quindi siamo riusciti tranquillamente a coprire tutte le tratte e, considerato che la data di Tartu in Estonia è stata una delle più soddisfacenti, credo proprio che, col senno di poi, sia stato meglio così.

Maurizio Lyon Leone: Avevamo un day off e l’abbiamo trascorso a Riga di ritorno dall’estonia per cui aveva senso anche logisticamente…in ogni caso non rinunceremmo mai ad una data live solo per fare una passeggiatina turistica…il rock’n’roll prima di tutto!!

4) Ricorderete questa esperienza più come crescita artistica individuale, come episodio di vita vissuta da raccontare, come fattore di maggiore affiatamento della band o come passo obbligato che qualsiasi musicista dovrebbe fare nella vita??

Filippo Martignano:  devo proprio scegliere una risposta? credo che tutto quello che tu abbia detto sia sacrosanto...abbiamo avuto modo di valorizzarci come singoli musicisti, come band nella sua totalità e come amici. Siamo tornati a casa con il cuore gonfio di emozioni, più affiatati e coesi di prima...e sì, non solo è un'esperienza che ogni musicista dovrebbe fare, ma è un'esperienza che ogni UOMO dovrebbe fare almeno una volta nella vita. Non mi spavento a dire che, a parer mio, siamo cresciuti più in questi 10 giorni che nell'ultimo anno.

Maurizio Lyon Leone: Tutte e quante le cose da te elencate..decisamente

5) Quali differenze avete riscontrato col pubblico italiano??

Filippo Martignano:  differenze abissali. è stato allucinante suonare così lontano da casa, dove non hai nessun tipo di seguito e ritrovarsi con una folla che ti acclama e pur non conoscendo le linee nè i testi si improvvisa a CANTARE LE TUE CANZONI. Credo che la cosa che più ci ha colpito sia stato quando a Tartu (estonia) a fine concerto, il pubblico ci ha chiesto come si dicesse "thank you" in italiano...e ci siamo ritrovati davanti a decine di persone che intonavano in coro "GRAZIE ECHOTIME".
Inutile dire che in Italia tutto ciò sia fantascienza...abbiamo molto da imparare anche sotto questo punto di vista...

Maurizio Lyon Leone: Prima di tutto là nei locali le donne sono la maggioranza..non mi sembra una cosa da poco ahahha
Seriamente direi che l’approccio di quel pubblico è più istintivo e partecipe rispetto al nostro, nel senso che in tutte queste date per esempio il pubblico già dalla prima canzone era sotto il palco pur non conoscendo una nota del nostro repertorio..impensabile qui in italia purtroppo

6) Cosa vi sentite di consigliare alle band italiane che si cimentano in questo splendido ma non così diffuso genere musicale??

Filippo Martignano:  Non abbiate paura di tradurre in musica quello che avete nella testa e nel cuore. non fermatevi al panorama italiano, perchè ci sono luoghi in cui, se siete in grado di tradurre la vostra anima in musica, ci sono persone in grado di comprenderla e di apprezzarla.
Maurizio Lyon Leone: Suonare live soprattutto all’estero..più fatica forse ma decisamente maggiori soddisfazioni,specie in prospettiva futura
7) Cosa direste invece alle band italiane che, per prendere date nel nostro paese, mandano avanti solo tributi ai vari Vasco e Ligabue?? (eventualmente nel mio blog si può anche insultare e dire parolacce) e cosa direste a coloro che invece si cimentano (chi riesce) a fare da turnista mercenario spesso imbarcandosi in tour con artisti con cui farebbe personalmente a meno?? … non pensate che sporcherebbero la loro culla e che la musica deve rimanere incontaminata da scelte venali??

Maurizio Lyon Leone: Mah ormai sono stanco di ripetere sempre le stesse cose sulla situazione italiana..è così e non cambierà mai!..sono pessimista..per fortuna il mondo è grande e spostandosi un po’ e facendosi un po’ il culo on the road sono certo che qualcosa si può combinare..ma per molti musicisti fare delle rassicuranti seratine a 50 euro con qualche tribute band,vedere la gente divertirsi suonando le canzoni che NON hanno scritto loro e tornare a casina a dormire ogni notte nel proprio lettino è tutto quello che desiderano..buon per loro!

Filippo Martignano:  beh, noi sinceramente ci sentiamo parzialmente chiamati in causa avendo un passato quasi decennale ormai sotto forma di coverband ahah. Ovviamente non ci svendiamo come magari possono fare altri, ma comunque penso che il percorso della coverband sia molto fruttifero non solo dal punto di vista monetario (è anche grazie alle 60 date all'anno che facciamo che riusciamo a permetterci la produzione del disco e tutte le spese a cui dobbiamo far fronte), ma anche al punto di vista musicale...io personalmente suono da 2 anni con gli echotime (anche se sembrano 10 ahah) e aver fatto con loro più di 100 date mi ha fatto crescere molto come musicista, mi ha insegnato a stare sul palco e a far fronte a tutti gli inconveniente che possono succedere all'ultimo momento...e per questo li ringrazio molto...quindi non biasimo le coverband, non biasimo chi fa di tutto per suonare perchè ANCHE questo serve tanto ad ogni musicista...
Detto questo, non limitatevi ad essere la copia di qualcuno, tirate fuori quello che avete dentro e fatevi valere in ogni modo.
Ma soprattutto...SOSTENETEVI A VICENDA! è anche per colpa del fatto che non c'è sostegno tra le varie band che in Italia si combina qualcosa soltanto a fare le "marchette", facciamo valere il panorama musicale italiano... siamo tutti sotto la stessa barca!

Alex Kage (ECHOTIME): per me va bene tutto ciò che ha detto filo...vorrei solo aggiungere che io (personalmente alex Kage) ho cercato di approfondire la conoscenza politica e culturale di questi stati dove ancora la povertà la fa da padrona in molti casi...ma la cosa più entusiasmante è il patriottismo post regime comunista,e la voglia di continuare ad essere protagonisti sapendo che essendo all'estremità dell'europa le loro possibilità sono più limitate per ora ma che a confronto di noi mediterranei (ormai ci hanno pure superato in moltissime cose)...la coesione di ideali è fondamentale sia nella musica che nello stato in cui si vive...sentirsi dire che i parenti sono stati schiacciati sotto i carri armati dell'ex urss mi ha davvero fatto capire il xchè della loro fottuta e coinvolgente mentalità di ribellione e nazionalismo... grazie scusate l'uscita alla bono vox hahaa..ma ci tengo

Maurizio Lyon Leone: ooooh ma parla di gnokka piuttosto ahahha

Alex Kage: noooo parlo di politica al momento penso serva d più visto il mondo di merda nel quale viviamo
;-)

Maurizio Lyon Leone: eh allora parliamo di monti e berlusca ahi ahi







Un ultimo spazio per i saluti e siate gentili… perché l’intervista la posto su facebook e vi taggo pure ahaha ciao e grazie per la disponibilità!!



Filippo Martignano: Vogliamo salutare i gengis khan con cui abbiamo condiviso questo fantastico tour; i promoter che abbiamo conosciuto durante il nostro viaggio che sono stati gentilissimi e disponibilissimi, tutti coloro che ci hanno sostenuto pur non avendo idea di chi fossimo e semplicemente ascoltando la nostra musica.
Voglio dire un grossissimo GRAZIE a tutti voi che ci seguite e non smettete mai di darci la forza di continuare il nostro lungo viaggio.
Grazie infine a te menx, per l'intervista.
Ci vediamo presto ON STAGE!

Maurizio Lyon Leone: Grazie a te dello spazio e dell’attenzione…un caro saluto anche ai compagni di avventure degli ECHOTIME…presto sentirete ancora parlare dei GENGIS KHAN..l’invasione è appena iniziata…stay heavy!!


Alex Kage: grazie menx un abbraccio





lunedì 17 dicembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "WRONG TURN - IL BOSCO HA FAME" - Rob Schmidt (2003)



Un filmetto bello pieno di sangue come piace a noi cinefili feticisti dell'horror truce, gravido di violenza gratuita protratta da mostri deformi e cannibali che trucidano tutti i campeggiatori che gli capitano a tiro, anzi tutti i malcapitati che hanno anche solo la sfortuna di passare con la macchina tra i boschi oscuri e selvaggi della West Virginia. Un inno allo splatter e al piacere istintivo di uccidere in quanto tale. Divertente. Un classico film americano che, in quanto tale, terminerà con la salvezza del classicissimo e borioso (...da boring!!) eroe della domenica che riuscirà purtroppo a farla franca, preservando la sua vita ma senza definitivamente eliminare i miei simpatici mostri che così..... potranno continuare a squartare nei successivi 4 capitoli della sanguinaria saga per la gioia degli spettatori più crudeli. Un plauso particolare agli effetti speciali, ben fatti e adatti ad uno splatter moderno e attento alle esigenze di un pubblico sempre più "affamato". Un filmetto da chewingum cinema che quando perde il sapore, ossia dopo una sola visione, lo butti via! "Amazing!" direbbe un ragazzetto americano coi pop corn sulla pancia e il cervello bombardato già da migliaia di film del genere.... si proprio quelli che poi comprano le pistole in un paese merdoso che glielo permette e vanno a fare poi le stragi così per passare il tempo. 

VOTO: 7,5

Emmanuel Menchetti

sabato 15 dicembre 2012

LUCA TURILLI's RHAPSODY: "ASCENDING TO INFINITY" (2012)





Nell’agosto del 2011 il mio cuore viene spezzato da una notizia che mi lascia inorridito, profondamente deluso e sorpreso: Luca Turilli, noto compositore, polistrumentista neoclassico, Maestro eclettico ed estroso delle 6 corde nonché cinematico virtuoso votato ad essere la mente creativa e fondatrice degli storici Rhapsody (divenuti “… of fire” dopo una squallida recriminazione partita da un soggetto sconosciuto e inutile che, nonostante la ricerca di pubblicità parassitaria, tale comunque rimarrà e a cui auguro la fine più dolorosa possibile) … decide proprio di lasciarli, per non meglio precisate “divergenze artistiche”. Passato il trauma e lo stordimento iniziale che inibirono la mia mente al pensiero e alla ricerca logica delle arcane cause, paralizzandola, atrofizzandola nel dolore, nella lacerazione dell’anima immolata dall’incomprensibile, mi furono poi ben chiare le velate ragioni di questo split. In realtà, secondo il folle che vi sta scrivendo (e questa è un’opinione tutta personale per cui mi svesto, dissociandomene, della responsabilità di ciò che dico) il Maestro Turilli, mente creativa quasi totalizzante del concept Rhapsody, protratto per ben 10 dischi, ha deciso, terminata la lunga saga, di rivendicare l’importanza del suo nome creando un gruppo nuovo che lo mettesse in evidenza: un attacco di sano egocentrismo insomma che è la linfa vitale di chi nasce con un talento che in tanti purtroppo non hanno e che, in quanto tale, mi sento di perdonare. Non si spiegherebbe altrimenti questa separazione dato che la scissione di questo sacro cordone ombelicale ha dato alla luce due diverse colonne sonore portanti dello stesso genere musicale ossia un power metal sinfonico cinematico votato alla adattabilità al cinema più maestoso. A maggior ragione mi sento di perdonarlo se il risultato è questa autentica perla che ho tra le mani; un disco assolutamente eccelso, altero, solenne, imponente, bombastico, esagerato nella sua indiscutibile bellezza, nel livello di ispirazione poetica che ha intarsiato la tessitura delle composizioni, nella cura degli arrangiamenti, nell’esecuzione strumentistica così prolissa di autocompiacenza, nella abile architettura degli intermezzi ad effetto cinematico. Un disco da infarto, anticipato dall'uscita di un videoclip ufficiale esageratamente coinvolgente, che ci regala una prova decisamente entusiasmante della componente compositiva del polistrumentista triestino, artista proveniente dalla città del vento che tanto ha soffiato per liberare via dal suo cuore, dall’emisfero della sua mente fantasiosa, tutta la nobiltà d’animo della sua creatività, di quella che dona all’umanità solo grandi opere come fu per Ludwig Van Beethoven, Antonio Lucio Vivaldi, Gioacchino Rossini. Il disco comincia con la splendida intro “Quantum X” e già dall’inizio si denota una determinata voglia di discostarsi un po’ dalle sonorità tipicamente rhapsodiane, con una melodia più moderna, cibernetica, un sound più caldo e delle strutture musicali meno gotiche-occidentali per spostarsi più verso suoni e armonie esotiche e medio-orientali. La successiva title track, “Dante’s Inferno”, “Excalibur”, “Tormento e Passione”, “Dark fate of Atlantis” sono solo i titoli di un’opera che non smette di entusiasmare colpendo in tutti i suoi capitoli l’ascoltatore e trasportandolo in un viaggio senza ritorno dove l’ascoltatore medesimo diventa anche spettatore di un romanzo tradotto in cinema e saggiamente musicato da musicisti tecnicamente inarrivabili come, oltre allo stesso Maestro, chitarrista talentuoso all’opera anche con favolosi arrangiamenti tastieristici e autore del concept lirico, Alessandro Conti, a cui va un plauso particolare, per la sua voce assolutamente spettacolare e incredibilmente capace di fronteggiare con estrema sicurezza e padronanza tutto il sistema tonale su cui sono stati tarati gli strumenti musicali sino a colmare tutte le 8 ottave del pianoforte, la ineccepibile voce lirica della soprana Bridget Fogle e della dolce Sassy Bernert con cui Alessandro duetta sontuosamente, l’eccelso Dominique Lerquin, mago della sei corde e buona spalla su cui appoggiarsi per l’esecuzione tecnica dei brani nonché il virtuoso bassista Patrice Guers, già impegnato con i cugini “… of fire”. Bellissima anche “Luna”, (rivisitazione del brano del tenore italiano Alessandro Safina) brano non fuori dal coro quando si parla di Musica (non a caso con la M maiuscola) dove quindi tutte le contaminazioni ben riuscite sono possibili, liberandosi soavemente dalle limitazioni umane di genere e di stile a cui le menti umili e atrofizzate sole si sanno ispirare, per rincorrere in una sorta di ambiziosa iubris, la perfezione che esiste solo nella piena libertà creativa degli Dei che gli artisti immaginano e ai quali vogliono narcisisticamente assomigliare. L’opera si spegne gradualmente della sua luce nell’ultimo suo capitolo “Of Michael the Archangel and Lucifer’s fall”, suite finale di sedici minuti con cui il Maestro ha voluto, in rispetto alla rhapsodiana tradizione da cui invece si stava, con successo, discostando, terminare il capolavoro ma che invece non regge il paragone con quanto ascoltato sino a quel momento. Poco male perchè questo è un album da collocare indiscutibilmente nell’Olimpo della triade dei migliori dischi di power metal mai concepiti nell’intero pianeta in qualsiasi epoca…. ah dimenticavo, gli altri due provengono sempre dalla mente dello stesso autore anche se celati dal logo scolpito sulla roccia a nome “Rhapsody”. Ora correte a comprarlo, subito, pena il mio rispetto.
VOTO: 10
Emmanuel Menchetti.

martedì 11 dicembre 2012

LED ZEPPELIN: "CELEBRATION DAY" (2007)




Non è mai facile scrivere una recensione su una delle band più magiche e influenti di tutta la scena rock degli ultimi quarant'anni, specie se il sottoscritto ne è stato da sempre un grande estimatore. Si sa che se i traumi vissuti nei primi 3 anni di vita influenzano la psicologia dell'individuo, tutto ciò che invece è stato vissuto, letto o ascoltato nell'adolescenza lo si porta nel cuore per il resto dell'esistenza e si cresce con l'idea (più che giusta) che gli Zeppelin, assieme ai Beatles, Deep Purple, Jimi Hendrix e Black Sabbath siano il vero rock da cui tutto il resto proviene e al quale, quindi, bisogna necessariamente rapportarsi e confrontarsi quando ci si immerge in questo splendido genere musicale dal carattere istintivo e fortemente emotivo. Confronto impari per le band a venire ma veniamo al prodotto in questione. Sin dalle prime note liberate sul palco dell'Arena O2 di Londra, che rispolverano un quasi trentennio di silenzio riaprendo la lapide di questa autentica poesia sotterrata con la morte dell'influente batterista John Bonham, risulta chiaro che quella magia questa sera è stata ribattezzata senza mostrare quasi gli indissolubili ed ingiusti segni del tempo. La band sciorina uno dopo l'altro senza pietà ed incurante delle lacrime di commozione che, così facendo, provocano su chi li ha da sempre amati, tutti i loro brani più belli e famosi con un'esibizione convincente. Alla batteria siede il figlio del Bonzo, Jason Bonham, un batterista che dal seme del padre ha parzialmente ereditato il talento, l'energia e lo stile seppure necessariamente rimodernato ed inoltre era giusto che fosse lui a sedere dietro le pelli per portare sul palco di questa nostalgica reunion, un cordone ombelicale, un legame di sangue che lo tiene comunque legato alla famiglia dopo la morte del famigerato padre. In qualche frangente tenta di strafare seguendo le orme paterne, non riuscendo sempre nell'intento, perdendo il confronto in termini di fantasia ma facendo comunque sfoggio di una buona tecnica sui colpi singoli anche superiore a quella di chi gli ha messo le bacchette in mano alla tenerà fanciullezza (ricordate l'immagine del film "The song remains the same" del 1976??). Un plauso a Robert Plant, la cui voce, seppure aiutata dagli effetti, non ha perso, con il crudele incedere del tempo,  lo smacco, la grinta ma soprattutto il suo poetico timbro nè lui le  proprie movenze sexy sul palco. Si sa che insieme al buon vecchio Coverdale rimane sempre uno sciupafemmine e l'icona della rock star vista come status symbol dell'oggetto più desiderato nella sfera sessuale femminile devota all'arte. Jimmy Page non cambia mai, non ha migliorato la sua tecnica ma non ha modificato neanche la sua voglia di improvvisare e di modificare i brani di concerto in concerto, nel contempo ha però ampliato il suo budget facendo sfoggio di una sfilata di lussuose e fiammanti Gibson, esibendone quasi una diversa ad ogni pezzo (alla faccia di chi non se le può permettere) e John Paul Jones..... beh....lui è sempre stato IL MUSICISTA della band. Perfetto allora e perfetto ora, io nutro sempre una sorta di rispetto particolare per i polistrumentisti. Come era prevedibile l'amalgama del gruppo ha un po' risentito del tempo e degli eventi specie in "Dazed and confused" che, a parafrasare il titolo dello stesso brano, li ha colti un po' confusi ma Jason non è abituato alle stravaganze sul palco di Page e poi io, da buon integralista della musica, penso che a ognuno deve essere restituita la sua musica il che vuol dire che la musica deve essere suonata solo da chi l'ha creata ma questo nel 2007 non sarebbe stato possibile ... salvo resuscitare il cadavere di Bonzo.

VOTO: 8

Emmanuel Menchetti

domenica 9 dicembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "MISERY NON DEVE MORIRE" . Rob Reiner (1990) . tratto dal romanzo di Stephen King


Film assolutamente fantastico che tratta in modo eccelso il tema della follia, dell'ossessione morbosa, della monomania, del feticismo, dei limiti umani nel modo di amare, dell'amore umano non privo del materialismo e del desiderio egoistico di possesso e di auto-soddisfazione, lontano quindi da una forma ideale di amore perchè ancorato ai propri traumi e alla malinconia del proprio vissuto e percorso storico. Una ex infermiera, fan ossessionata da Misery, personaggio di un romanzo ad episodi del famoso scrittore Paul Sheldon, pedina quest'ultimo nelle sue periodiche incursioni in un paesino isolato e lo coglie in fin di vita salvandolo da un incidente stradale in cui scivola con l'auto in una scarpata. Lo estrae dalla macchina nella tormenta di neve, lo porta in casa e lo cura ma senza avvertire l'ospedale nè la polizia e nascondendolo di fatto dal mondo, convinta di essere stata un'eletta chiamata da Dio per salvare la vita dello scrittore, esistenza a cui lei è morbosamente unita e con la quale dovrà fondersi per l'eternità ..... visione decisamente consigliata. 



VOTO: 9,5



EMMANUEL MENCHETTI


giovedì 6 dicembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "CHRISTINE LA MACCHINA INFERNALE" - John Carpenter (1983)



E' un tipo simpatico Carpenter, da più di 30 anni si cimenta a fare film e, salvo qualche accidentale buon film, cioè fatto bene per sbaglio o per distrazione nel senso che distraendosi dal fare il solito idiota, è riuscito a fingere di fare il regista serio, ha prodotto solo ignominiosi abominii, alias cagate pazzesche, che qualche povero cretino (che si spaccia pure per intenditore) giudica come gran pellicole. Purtroppo la madre degli idioti è sempre gravida, probabilmente perchè se avesse avuto una parvenza di intelligenza, avrebbe fatto mettere il profilattico al malcapitato compagno. Io i film di Carpenter li guardo sempre con piacere e divertimento: è così rilassante vedere film comici spacciati per horror, fa più ridere chi si prende sul serio piuttosto di chi decide arbitrariamente di far ridere. Per il resto, film di un'inutilità imbarazzante.

VOTO: 1

Emmanuel Menchetti

domenica 25 novembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "TIME OF DARKNESS" (Grzegorz Kuczeriszka, 2008)





Pellicola polacca decisamente ignobile, che sembra voler scopiazzare dal cinema d'autore americano ma che invece getta lo spettatore in un impasto totalmente sconclusionato, raffazzonato alla meno peggio, puntando più sugli effetti scenici tipicamente a scopo di suscitare un'immediata emozione estetica suffragata dall'indolenza registica e dall'edonismo più superficiale che da una reale saggia intenzione di intessere una trama seria. I dialoghi poi sono qualcosa di imbarazzante: roba da immolare lo sceneggiatore e gettarlo in sacrificio a Satana. In una parola: inutile, in un'altra: fastidioso. Se il resto della produzione polacca dovesse attenersi su questo livello inviterei questo popolo di somari che s'è fatto invadere da Hitler in un ciuffo di ore di preoccuparsi di spedirci le loro belle signore piuttosto che dedicarsi al cinema.... poi chiaramente ci sono sempre le attività collaterali come l'estirpazione della gramigna. 

VOTO: 0

EMMANUEL MENCHETTI.

giovedì 22 novembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA - "NIGHTMARE 4 - IL NON RISVEGLIO" (1988) - Renny Harlin


Una serie cinematografica che costituisce il simbolo dei gloriosi anni '80, nei suoi usi e costumi, nelle mode al pari dei Duran Duran, dei paninari, del giubbotto Moncler, del Drive in ma anche degli Iron Maiden e di Ozzy Osbourne. Un insieme di episodi nati da un'idea originale e vincente, forzatamente esasperata nei sequel successivi (che a partire dal successivo quinto capitolo arriveranno al parossismo becero dei tardi anni '90) ma qui ancora fedele all'origine, sempre combattuta tra mondo onirico e reale. Mr. Krueger, figlio di una suora del personale paramedico di un manicomio stuprata da un gruppo assatanato di pazienti e divenuto poi assassino di bambini rimasto libero per un errore giudiziario ma giustiziato dagli stessi genitori delle vittime che lo arrostirono in un forno.... ora tornato per vendicarsi sui loro ultimi figli entrando nei loro sogni e uccidendoli. Questo è Nightmare..... o lo ami o lo odi. Un film divertente, pittoresco, imperdonabilmente pacchiano che contiene tutte le ingenuità tipiche di un cinema, quale quello tipicamente ottantiano, ancora alle prese con i primi effetti speciali pomposi e colossali dell'allora nascente cinema da grandi budget per un pubblico vasto ma non troppo adulto, insomma ancora ben lontano dalla pensione (che tanto nessuno avrà).

VOTO: 7

EMMANUEL MENCHETTI.


mercoledì 21 novembre 2012

CONCERTO DEGLI W.A.S.P. ALL'ESTRAGON DI BOLOGNA DEL 21/11/2012





IL CONCERTO DEGLI W.A.S.P. DI IERI SERA è stato qualcosa tra l'incredibile ed il delirante. E' la terza volta che mi capita di vederli e, visti i trascorsi, pensavo che questa band fosse una garanzia di qualità dal vivo ma ormai non abbiamo più garanzie in questo mondo prossimo al velo Maya che sta per abbattersi su di noi. Il signor Lawless, divenuto abile mestierante, ha pensato bene di festeggiare il trentennio di vita della band (1982-2012) con la più colossale truffa del rock'n'roll (dopo aver visto Axl Rose "cantare" in esibizioni recenti, ovviamente!). In che modo? ... semplice, porgendo al pubblico 3 contentini e prendendo fiato per tutto il resto del tempo facendo fare i coretti al pubblico, mandando in playback una loro canzone, sciorinando 5 ballad di fila istigando il sottoscritto al suicidio o ad una flebo per non soccombere, lasciando da solo il "batterista" eseguire un assolo inutile come un termosifone ad agosto, orrendo come il ritorno di una peste bubbonica dopo secoli di esilio e prevedibile come un licenziamento in tronco dopo aver orinato nel taschino della camicia del capufficio. Togliendo tutte queste pause forzate il concerto si riduce a 1 oretta scarsa di cui più della metà è da buttare via!! Dato che al peggio non c'è mai fine, dopo tutto questo ha avuto pure il coraggio di non concedere il bis, regola ormai tacitamente legittimata da tutte le band (anche le più amatoriali). Concludo che farmi rubare 30 euro da un bastardo repubblicano americano che viene a fare la star solo perchè sa di suonare in un paese di pellegrini... è una cosa che francamente non posso tollerare. E adesso spero che si fori una gomma del pullman. 

VOTO: 1

EMMANUEL MENCHETTI.

giovedì 8 novembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA - "THE MANSON FAMILY" Jim Van Bebber


QUESTO NON E' UN VERO E PROPRIO FILM MA UN FALSO DOCUMENTARIO-INTERVISTA AI COMPONENTI DELLA SETTA DI MANSON CHE FA SUFFICIENTEMENTE LUCE SUL PERCHE' LA MANO DEI VARI CRIMINI COMMESSI NON FU QUELLA DELLO STESSO MANSON MA QUELLA DEI SUOI SEGUACI: HIPPIES COLMATI DI DROGHE PSICOTROPE, I CUI EFFETTI FURONO FOMENTATI DAI SUOI INSEGNAMENTI SULL'AMORE LIBERO, SULL'ODIO RAZZIALE, SULLA VISIONE DELLA MORTE COME PASSAGGIO AD UNO SPAZIO PARALLELO, SULL'EMANCIPAZIONE DAL MONDO MODERNO COME SALVEZZA DALLA SUA FINE PREANNUNCIATA MUSICALMENTE DALL'HELTER SKELTER DEI BEATLES. LA PELLICOLA E' FOCALIZZATA NON SULLA FIGURA DI MANSON MA SUL SUO POTERE DI INFLUENZA NEI CONFRONTI DEI SUOI DISCEPOLI CHE LO VEDEVANO COME LA NUOVA VENUTA DEL CRISTO... UN CRISTO SATANICO CHE PREDICAVA LA LIBERTA', DEPURATO QUINDI DELL'IPOCRISIA DEL SERVILISMO CATTOLICO ALLE REGOLE. INTERESSANTE E PIENO DI SANGUE REALISTICO.

 VOTO: 7

EMMANUEL MENCHETTI

domenica 4 novembre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA "DAHMER IL CANNIBALE DI MILWAUKEE" - David Jacobson




Il film ha il suo fascino, questo è innegabile ma ciò è dovuto al fatto che è ispirato ad un fatto realmente accaduto nei primi anni '90, suggestione realistica che inevitabilmente ipnotizza lo spettatore con la facile chiave della incontestabile credibilità ma che, per questa pellicola, ci insegna anche come la realtà possa essere ben più perversa della stessa fiction (qui banalizzata in vari passaggi grossolani e sbrigativi) poichè .... i criminali in fondo sono solo registi che mettono in pratica le loro stesse regie. 



VOTO: 6,5



EMMANUEL MENCHETTI.

martedì 30 ottobre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "THE PRESENCE" - Tom Provost (2010)



Film tra il serio e il faceto, o meglio, con intenzioni serie (il che è peggio) ma decisamente impotente nel trattare il delicato tema del soprannaturale senza sfiorare anche per un attimo il limbo del ridicolo.... mi dispiace ma il tema dello spiritismo non lo si tratta con lo stesso colore, la stessa lucida e folle forma con cui si dirigerebbe una squallida soap opera routinaria in orario pasti per casalinghe frustrate che si masturbano come ossesse alla vista di fantomatiche "presenze" intoccabili dietro allo schermo. Peccato perchè la location era buona nel suo carattere romantico e ben si sarebbe prestata.... per un buon film sui fantasmi. Bocciato senza riserve. 



VOTO: 4,5.

EMMANUEL MENCHETTI

venerdì 26 ottobre 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "THE STRANGERS" di Bryan Bertino




Film decisamente inquietante senza una chissà quale architettura a livello di trama ma che tiene lo spettatore costantemente sotto lo scacco dell'ansia e della suspence continua perchè questo è il vero orrore: essere aggrediti da qualcuno che non conosciamo, che neppure vediamo perchè celato da una maschera, senza un perchè e tutto questo semplicemente per il fatto che non c'è un perchè alla violenza gratuita altrimenti non sarebbe violenza. La vera paura la si prova solo per ciò che non conosciamo e che fuoriesce dalla nostra comprensione e giustificazione perchè la spiegazione logica, motivando, rasserena e rassegna. Pellicola che quindi ha giocato totalmente sul filo emozionale regalandoci momenti di forte tensione e alto cinema. 

VOTO: 10.
EMMANUEL MENCHETTI.

giovedì 18 ottobre 2012

STUDIO DELL'ARMONIA: CIRCOLO DELLE QUINTE MINORI.

Una volta che sappiamo che ogni scala minore ha rispettivamente una sua relativa maggiore costruita sul suo terzo grado in  intervallo di terza minore (3 semitoni) e che, in quanto tale, avrà le stesse variazioni in chiave, conoscendo le regole di alterazione per quinte giuste ascendenti (7 semitoni) e per quarte giuste (5 semitoni) nel verso antiorario relativo al circolo delle quinte maggiori, possiamo calcolare tutte le alterazioni relative per le tonalità minori e costruire il circolo delle quinte minori relative.

sabato 6 ottobre 2012

MIA RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "IL SIGNORE DEL MALE" - JOHN CARPENTER (1987)




La scoperta di un antico cilindro in una chiesa contenente un liquido verde, scatenerebbe il male in tutti i modi più scapestrati possibili..... beh, che trama avvincente!!! I film di Carpenter stanno sempre in quel limbo tra il pacchiano-esagerato tipico degli anni '80, l'infantilismo tipico dei cartoni animati girati con attori in carne ed ossa (tra l'altro mal educati e monitorati nella recitazione) e il fantascientifico-grottesco ma solo a livello embrionale senza invadere e spaziare nel genere della fantasia libera e pura ma rimanendo fieramente ancorato all'horror più sanguigno: tutti ingredienti che ne costituiscono il genere di appartenenza ma che ne forgiano anche lo stile inconfondibile di direzione. Il risultato? pellicole opinabili ma oggettivamente dispersive e azzardate a livello contenutistico.

VOTO: 4
EMMANUEL MENCHETTI.

mercoledì 29 agosto 2012

EMANCIPAZIONE E POTERE DI SCELTA


L'EMANCIPAZIONE è ovvia per antonomasia più che banalmente giusta, però si deve essere almeno capaci di gestire il potere delle proprie scelte perchè non è un caso che negli ultimi 20 anni molti matrimoni non raggiungono 1 anno di vita e ci ritroviamo migliaia di figli traumatizzati che crescono con diffidenza, complessi e sfiducia verso gli altri. La scelta viene vista dal mondo menefreghista moderno solo come auto-limitazione delle opportunità alternative e non come auto-determinazione del proprio io perchè il proprio io è stato sommerso dal consumismo. Se guardiamo il mondo animale esistono diversi casi in cui la femmina, qualora sia più forte fisicamente del maschio, lo uccida e che cos'è l'istinto animale se non lo specchio del comportamento umano depurato da millenni di colonizzazioni che chiamiamo civiltà e finte conquiste sociali? Esistono ancora femministe convinte che francamente, nella società occidentale odierna, trovo totalmente decontestualizzate.


venerdì 3 agosto 2012

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA: "THE DOORS" - OLIVER STONE (1991)


Cominciamo a dire che il sottoscritto adora la musica dei Doors. Cominciamo a sottolineare che il regista di questo film che dovrebbe, già dal titolo, porsi come un’autobiografia, almeno nelle linee cardine e nei binari perseguiti, della band citata poc’anzi e che, cerimoniosamente, conferisce il nome allo stesso film, non è proprio un artista di primo pelo nel mondo del cinema, si pensi ai buoni “Platoon” e “Nato il 4 luglio”; autobiografia…certamente…ma con quelle sacre concessioni che tanto teneramente si fanno al cinema, lasciandolo parafrasare il concreto in elucubrazioni spettacolari che hanno il potere di rendere maggiormente auto-celebrativo un avvenimento, con la commozione di chi i fatti li sa interpretare artificiosamente e questo è il noto potere immaginativo della fiction. Si pensi che per una pellicola di tale portata, responsabile della reputazione della leggendaria band nell’immaginario collettivo delle generazioni venute a seguire, dopo il loro scioglimento e la morte del re-lucertola James Douglas Morrison, i saggi Ray Manzarek e Robby Krieger hanno sfruttato la loro inevitabile interpellanza da parte di Stone, fornendo aneddoti con tutta la lucidità possibile onde offrire un quadro che fosse il più possibile una messa a fuoco sulla torbida immagine dei loro ricordi ormai di più di 20 anni prima. Lo stesso Manzarek stette due interi giorni con il regista a raccontare fatti e a tentare di dare una descrizione di Morrison (che poi diventa l’indiscusso protagonista del film … ops … sono già partito a sputare la prima critica, non c’è niente da fare, è più forte di me!!) e della storia (quella realmente accaduta!) che fosse per lo più possibile fedele alla realtà, in modo da lasciare a Stone un quadro il più possibile concreto e attinente sul quale lasciare poi il regista svolgere il proprio lavoro. Lo stesso Val Kilmer, scelto da Stone non solo per la sua imbarazzante somiglianza con il cavalca serpenti, si esercitò per ben un anno a cantare i brani dei Doors attraverso uno studio che rende gli americani decisamente professionisti indiscussi nel cinema, attraverso quel know-how proverbialmente hollywoodiano, quella magia del cinema d’oltreoceano che tramuta (per la nobile causa dello spettacolo a cui l’americano medio con tanto di pop-corn sulla pancia e cappellino non può rinunciare) tutti gli attori improvvisamente in cantanti (appunto), surfisti, combattenti, poliziotti, scrittori o quant’altro. Viste le premesse, questo film aveva quindi tutte le carte in regola per rivelarsi un capolavoro. Così è stato? Non del tutto. Il film è romanticamente commovente, indiscutibilmente emozionante, almeno in vari tratti salienti. In molti altri è per contro pacchiano a tal punto da renderlo disturbante (si pensi alla scena in spiaggia tra Morrison e Manzarek in cui quest’ultimo, sentendo anche solo una strofa stonaticcia da parte del primo, si alza improvvisamente in piedi e comincia a parlare di successo, di creare miti da controbilanciare alla guerra del Vietnam dall’altra parte dell’oceano, alle svariate e grottesche scenette da puerile rockstar come rapporti orali consumati negli ascensori, in studio di registrazione, a bevute di sangue in improbabili riti, balletti sui cornicioni dei palazzi a trenta metri d’altezza sul traffico fino alla leggendaria frase della sua fotografa … e qui raggiungiamo il culmine della pacchianeria… “Jim sei il Dio del rock…e del cazzo”!!!!). Questi sono i tratti imbarazzanti del film a livello puramente cinematografico e che danno di Stone l’immagine di un bambinetto mai cresciuto in cerca di emozioni deboli e anacronistiche, già passate di moda da più di 20 anni e che non tengono conto del raffronto con un pubblico moderno quale quello dei primi anni’90, epoca in cui uscì il film, ormai stufo degli  sbandierati epiteti dei ’60 e di quella gioventù rivoltosa di cui tanto abbiamo sentito parlare (e da cui abbiamo preso molto poco!). Il problema più grosso è però che qui non si parla di un gruppo immaginario o meglio, i vizi di questa pellicola si arresterebbero qui se si parlasse di falsi miti creati dalla fantasia del regista. Il vero dramma è che qui si narra la storia dei Doors e anzi, questo film è assolutamente responsabile dell’immagine che le nuove generazioni (quelle che non li hanno conosciuti ai tempi del loro successo) fotografano di quella band dato che, ben pochi oltre ad ascoltarsi qualche disco, hanno avuto la nobile curiosità di informarsi sulla loro storia. Il film oltre che ,come già sottolineato, si incentra quasi esclusivamente sulla figura di Morrison (ma questo ce lo potevamo aspettare!), sottolinea solo la sua componente caciarona, ribelle e scapestrata, ponendo enfasi sulla sua dipendenza dalle droghe (e anche questo me lo aspettavo!) e quando invece ha spostato giustamente le telecamere anche sul lato poetico e romantico del cantante, lo ha fatto in modo innanzitutto falso depositando sulla sua bocca frasi rubate a Rimbaud (che Morrison non nascondeva di amare ma proferite come se se ne fosse impunemente appropriato) e poi esagerato e pacchiano da renderlo inevitabilmente puerile e imbarazzante, risultando evidente che la scelta del regista sia andata banalmente a indirizzarsi sulle emozioni facilmente eccitabili, sulla proverbiale suscettibilità di ovvia presa di un  pubblico possibilmente adolescente e questo è un neo, un’ombra che non ci si aspetterebbe da un regista come Stone. In conclusione, un film emozionante se letto con la fuorviante chiave di lettura di una fiction, una legenda puramente narrativa in cui tutto sarebbe impunemente concesso al libero arbitrio della regia per essere gettato in pasto alle bocche voraci di un pubblico tendenzialmente giovane e sognatore, ignaro e affamato. Un film finto, una scombinata millanteria se osservato con la lente di ingrandimento di uno sguardo adulto e consapevole sui fatti realmente accaduti e su quello che era concretamente Morrison e i suoi leggendari soci.

EMMANUEL MENCHETTI
VOTO: 7