L'ascoltatore
medio dei Dream Theater (cioè IO) è notoriamente un talebano, o
meglio, viziato da standard qualitativi a livello sia compositivo che
di produzione, irraggiungibili da altri comuni mortali, è talmente
stato martellato di perfezione dai trascorsi della band, ma
soprattutto talmente assecondato alla continua innovazione del loro
sistema musicale rispetto alla banalità di tutto il resto, da
ESIGERE, PRETENDERE, solo il paradosso, ossia che la band newyorkese
ormai nello stanco 2013, a distanza di ben 25 anni dai primi folgori,
continui a stupirlo nuovamente!!! Lo so, anche loro sono esseri umani
purtroppo e la cosa curiosa è che hanno assegnato il loro stesso
nome proprio a uno degli album forse meno convincenti. Intendiamoci,
in questo disco ci sono parti strumentali da fare accapponare la
pelle (brivido che i loro ascoltatori già conoscono!! che è come
familiarizzare con una droga già assunta in tanti sabati sera
ordinari!!) ma quando non tutto è perfetto, l'integralismo di chi li
ama è tale da far pure storcere il naso (!!!) ad esempio di fronte
ad un suono di rullante pessimo o ad un suono di cassa non del tutto
incisivo (mi mancano le produzioni del vecchio orsetto Portnoy, lui
si che ci ragionava!!); un plauso finalmente al suono del basso
divenuto più presente, potente e a delle parti strumentali per le
quali ogni parola che io possa aggiungere è assolutamente limitativa
rispetto alla loro grandezza divina che, come tale, non merita
neppure di essere banalizzata in una recensione perchè loro sono
così, bisogna ascoltarli e probabilmente neppure capirete neanche un
millesimo, non coglierete che una porzione infinitesima della loro
grandezza che voi, comuni mortali, non meritate. C'è un però, c'è
qualche però che in timidi tratti invece non mi fa gridare al
miracolo e questo per i Dream è un male non di poco conto: qualche
canzone sotto tono, non brillante, non evocativa unita a melodie un
pochino "secondarie" rispetto al passato (che hanno il
sapore di essere come brani di seconda scelta presi in prestito da
produzioni precedenti) e se a tutto questo aggiungiamo che la voce di
LaBrie è un po' spossata e non penetrante come in passato, è chiaro
che, pur di fronte agli "scontati" capolavori che ci
saremmo comunque aspettati e abbondantemente contenuti in questo
disco, non mi resta che licenziarlo "solo" con un
miserabile e desolante 8 come voto finale.
VOTO:
8