venerdì 27 luglio 2012

RECENSIONE CONCERTO P.F.M. CON L'ORCHESTRA CLASSICA AL PARCO ISOLA DI BRESCIA (RN) PER L'EVENTO "REMEMBER WOODSTOCK" DEL 27/07/2012


Quando mi trovo al cospetto della grandezza di tali musicisti, di questi immensi artisti e artigiani della musica, nati come ragazzi alla fine degli anni '60 con il proverbiale amore per i Beatles e i Rolling Stones (c'era forse un cantautore italiano che ne condivideva la passione, ma sbandierandola volgarmente ai quattro venti con una canzoncina pronta pronta per essere gettata in classifica nelle fauci del mercato globale??!!! ..), il rock'n'roll nel cuore ma la perizia tecnica e la geniale maestria nelle mani, ma soprattutto la storia della musica scritta nelle pagine del nostro passato, provo una sorta di imbarazzo reverenziale, di quell'ossequio quasi di sapore idolatra come di chi prega e chiede un qualcosa di impossibile agli Dei, pur sapendo di poterlo miracolosamente ottenere, con la forza del suo rispetto e la devozione di chi ha cieca fede. Astrusa la pretesa di dattilografare una recensione quando si assiste allo spettacolo di queste divinità della musica, accompagnate da una magnifica orchestra di una ventina di diligenti esecutori di componimenti classici, specie se lo scenario di questo splendido parco, circondato da pioppi, sotto la vista di una mezza luna che illumina un cielo stellato, viene invaso dalle magiche musiche di Mozart, Beethoven e Verdi, arrangiate per la Premiata Forneria Marconi a dai leggendari cavalli di battaglia di quest'ultima (inutile nominarli ma basti pensare a "Impressioni di settembre" e "E' festa" o per gli anglofoni "Celebration"!!), riarrangiati a loro volta per orchestra classica, quasi a restituirne reciprocamente la lusinga. Chimerica l'illusione di ambire a esprimere con parole l'emozione che questi vecchietti che rispondono al nome di Franco Mussida, Franz Di Cioccio, Patrick Djivas e Lucio Fabbri, hanno saputo trasmettere, questi veterani della musica che hanno così tanto da insegnare ancora alle generazioni presenti e future. Imbarazzante questo concerto assolutamente perfetto, senza nessuna sbavatura, dove tutto è parossisticamente preciso, dall'assolo di chitarra al giro cosmico di basso con un leggero overdrive, alla carezza della bacchetta sul piatto nell'anfratto di una pausa, quasi la musica stessa fosse un corpo umano che si sfiorasse con strumenti chirurgici, per guarirlo dal cancro della corruzione, della becera commerciabilità e così salvarlo dalle metastasi di una riduzione ai suoi minimi termini. Dopo un'esibizione di così divina maestosità, non resta che tornarsene a casa con uno sguardo alle stelle del cielo e il sogno nel cuore di diventare un giorno un grande musicista.

EMMANUEL MENCHETTI
VOTO: 10 E LODE

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