sabato 21 luglio 2012

RECENSIONE CONCERTO DURAN DURAN ARENA REGINA, CATTOLICA, 20/07/2012





Le note delle sinfonie di Vivaldi si liberano come sottofondo nell'aria, ad un volume pacato, poco più alto della soglia comune di percezione mentre gli spettatori, stimati grossolanamente tra le 2.000 e 2.500 unità, si affrettano a prendere i loro posti (numerati), la fantastica compagnia a mio fianco di un grande amico di vecchi tempi nonché musicista che dirigeva la prima band in cui suonai quando ero ancora alle prime armi sulla batteria, l'aria tiepida che si riversa nei nostri volti sotto le stelle di un cielo terso di mezza estate sulla sempre attraente e colorata riviera romagnola, che pare sempre in festa tra le sue luci, tutto sembra il preludio di una grande serata perchè la magia si licenzia da ogni angolo e anfratto di questa arena di regale fascino. Poi si spengono le luci e in qualche istante avviene la vera e propria insurrezione popolare di coloro che, come noi, essendo rimasti in piedi per aver acquistato il biglietto più economico si riversano violentemente e illegalmente a bordo palco tra le lamentele del pubblico che invece ha pagato 65 sonanti euro per vederselo seduto da vicino ma che, per l'appunto, deve alzarsi in piedi perchè improvvisamente ed impunemente impedito alla visuale del palco. Le rivoluzioni popolari spesso non si vincono e ancor più spesso neppure si combattono quando il popolo rivoltoso è superiore in numero ai borghesi invasi nella loro sfera privata e rimasta (sino a poco prima) inviolabile ed ecco allora che con un biglietto di soli 39 euro, mi ritrovo a coronare il sogno di una vita, ossia quello di trovarmi a soli 5 metri da Simon Le Bon e soci. Finalmente dopo una lunga attesa il leggendario e neoromantico gruppo di Birmingham entra in scena ed è subito chiaro che le vere stelle non sono sopra le nostre teste... ma proprio a quel ciuffo di metri da noi. E' allora un susseguirsi per 2 ore di capolavori con i quali sono cresciuto da bambino, riversati su un pubblico commosso, provocato dall'incipiente nostalgia di un passato sempre più glorioso del presente perchè filtrato da una memoria traditrice e spesso menzognera. Il trittico stellare (e sempre presente nel susseguirsi delle varie stagioni della loro trentennale storia) di Simon Le Bon, John Taylor, Nick Rhodes: musicisti raffinati e splendidi uomini dal fascino immortale per i quali sembra il tempo non sia mai passato e che rendono quei gloriosi anni '80 stranamente così vicini in questi cattivi tempi, dove la crisi economica che attanaglia il mondo, sembra, solo per questa sera, non esistere, essere come offuscata e resa innocua dall'antidoto della musica. Difficile descrivere la loro esibizione come non facile è dipingere la perfezione con il pennello dell'ammirazione più solenne, che rende ogni mia parola limitativa nel definire e relegare la grandezza di un così tale show ad una mera trascrizione di elementi dai contorni arcani, che possono solo essere vissuti per poterli comprendere e qui sta il limite del giornalismo musicale. Semplicemente perfetto, magniloquente, splendido questo concerto. Le sbavature sono quasi inesistenti in una performance liberata da dei veri professionisti e perfezionisti della musica pop che ci confermano ancora che ci troviamo al cospetto di artsti raffinati, attenti alla qualità della musica non meno che alla loro immagine, sempre attraente. Unico piccolo neo è l'attitudine un po' timida di Roger Taylor, quel suo batterismo mai azzardato e quel senso di paura che empaticamente mi ha trasmesso, quella fobia di sbagliare in ritmi così semplici e necessariamente metronomici dove l'inesattezza diviene palese anche di fronte all'orecchio più distratto, sicuramente il più diffuso tra quello di un pubblico come questo, avverso alle masturbazioni stilistiche e tecniche dei musicisti che divengono anche ascoltatori e che sono stati solo ascoltatori. Ma la musica è EMOZIONE, non tecnica e tanto meno dipende dal genere suonato. E stasera di emozione ce n'è stata in modo esagerato per un evento epocale che non dimenticherò mai.


EMMANUEL MENCHETTI
VOTO: 10.

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