sabato 13 gennaio 2018

RECENSIONE CINEMATOGRAFICA - "DANIKA" (2006)

(AVVISO SPOILER) Film sviluppato in modo decisamente attraente sulla vita mentale interiore di una donna, madre di famiglia iperprotettiva che, in seguito ad aver perso i figli in un incidente stradale in cui lei stessa era al volante, sconvolta in quel giorno proprio per aver appena scoperto il marito tradirla con la tata dei bambini nonché la psichiatra che la seguiva, entra in un tunnel di follia ed esaurimento senza più uscita. Il senso di colpa scompiglia talmente tanto il suo equilibrio mentale da condannarla ad un'esistenza fatta solo di visioni, incubi sospesi tra atroci premonizioni e flash-back. La triste conseguenza di tutto questo è che perde anche tutto quello che le rimane nella vita: il lavoro, il marito e si ritrova sola e abbandonata nel suo mondo immaginario fino a ritrovarsi a fare la barbona e ad immaginarsi la vita dei propri figli se fossero cresciuti con lei. Questo film è una gemma incredibile, veramente ben fatto, un surreale che ricorda lo stile Lynchiano ma con notevole suspense in più e tempi molto meno noiosamente dilatati, ma più concentrati sull'azione. I continui rimandi dall'inizio del film a quello che sarà il finale e nel corso del film a quello che è stato prima fino a mostrare che il finale sarà proprio lo stesso inizio, determinano una mancanza di continuità in cui i segreti si lasciano gradualmente svelare solo pacatamente e senza lasciare mai la certezza di comprensione assoluta, ma aprendo sempre una finestra di respiro sul fastidio del dubbio interpretativo. Un plauso a Ariel Vromen, questo (all'epoca del film, ossia il 2006) esordiente regista israeliano e alla bravissima Marisa Tomei, attrice veramente notevole che avrebbe meritato una carriera ben più acclamata. Il film è stato molto criticato ma da un ammasso di idioti che non ne hanno capito la storia.

Emmanuel Menchetti.

VOTO: 8,5

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