lunedì 7 gennaio 2013

RECENSIONE LETTERARIA: STEVEN ADLER: My Appetite for Destruction: Sex & Drugs & Guns N' Roses




L'operazione di un fallito che ha vissuto un momento di gloria tanto intenso quanto fugace, illustre quanto vano, che ha contribuito marginalmente alla realizzazione di un album cardine, capolavoro assoluto della storia del rock di ogni epoca, per poi sparire dopo appena uno sparuto ciuffo di anni dai riflettori, smollato senza riserve dai suoi compagni per non meglio identificati problemi con le droghe (come se loro invece non le usassero!!) e se ne ritorna 20 anni dopo con questo libretto, rivendicando nostalgicamente la sua passata appartenenza alla celebre band, mi sembra tutta una manovra davvero patetica. Il tutto per buttar su due soldi (forse perchè per farsi le spade i diritti su quel disco, dato l'avvento di internet nel frattempo, non bastano più!) e per buttar su questi due soldi non poteva che farsi scrivere un libro (scommetto che a malapena riuscirebbe a scrivere il proprio nome) pieno di minchiate assurde. Come volevasi dimostrare l'opera in questione non parla di musica, di sogni realizzati e di speranze nell'orizzonte di un musicista o per lo meno lo fa ma in minima parte perchè quella roba non interessa, non vende oltre che questo batterista non ha studiato assolutamente nulla di musica quindi non sarebbe proprio in grado di approfondire un discorso puramente musicale sotto il profilo tecnico-descrittivo. Meglio parlare di quello che vogliono sentire tutti, musicisti e non... così giusto per ampliare il target di destinazione: ma ovviamente parlo delle sue fantomatiche avventure sessuali! Questo libro descrive scenette orgiastiche del tutto improbabili con avvenenti fanciulle, anzi "della miglior specie" come si preoccupa di puntualizzare chi scrive per conto di Adler, in una totale profanazione del valore morale delle donne, dove queste vengono trattate peggio di stupide bestie, asservite in plotoni a chissà quale fantomatico potere attrattivo. Da come dice il nostro visionario Adler, talmente entusiasta di quello che racconta da suscitare in me il dubbio di aver imparato a credere alle sue stesse bugie nel corso degli anni oppure di aver dimenticato che non fossero vere, sembra proprio che questi esseri totalmente privi di cervello, facessero la fila per gentilmente succhiare le parti intime sue, di Slash o del suo amico Tommy Lee, anzi avessero talmente fretta di farlo che non aspettavano neanche la fila, buttandosi in massa sui fortunati lungocriniti. Io posso comprendere che una fanciulla di un'età non certo superiore ai 20 anni, si possa appassionare a questo genere di musica e magari possa puntare a fidanzarsi o ad avere un rapporto seppur fugace con i diretti protagonisti di quella scena ma da qui a stare a raccontare che plotoni di ragazzine si scannassero tra di loro solo per poter ingerire il loro liquido seminale come se queste donne, perse nel formicaio, fossero totalmente prive di autostima, dignità ed anche solo logica mi sembra decisamente fuori luogo, fantascientifico e lasciatemelo dire.... osare immaginarlo (spacciandolo tristemente per vero) è anche schifosamente maschilista. Chi conosce veramente le donne sa benissimo che nessuna di queste si presterebbe ad essere formica in un formicaio e chi lo facesse soffrirebbe sicuramente di un'autostima così bassa che la cosa farebbe seriamente dubitare del proprio potenziale fisico. Di qui la logica considerazione che Mr. Adler non ha avuto un numero di donne più alto di quello delle dita contenute nella mano di un operaio metalmeccanico dopo un tragico incidente sul lavoro e se ne ha avute di più, non ha capito nulla della psicologia femminile. La cosa che mi fa più rabbia è che questo autentico fallito, vittima solo delle sue bugie oltre che delle droghe, palesa e millanta una bassa autostima per tutto il libro forse per rendersi più simpatico al lettore, quando poi si lascia incoerentemente andare in certe frasi decisamente ridicole che invece ci mostrano un vero e proprio delirio di onnipotenza. Sta comunque all'intelligenza del lettore giudicare la veridicità dei fatti trattati e per me l'unica cosa vera che c'è scritta in questo libro è che Axl fosse un autentico stronzo egocentrico interessato solo a sè stesso e alla sua immagine e questo è risaputo perchè giornalisti e organizzatori di festival si sono sempre lamentati per i suoi comportamenti da bambinetto viziato e poi basterebbe guardarlo sul palco per capire che razza di pagliaccio è (domanda: l'avete mai visto con la stessa giacca per più di una canzone??? ... ok la risposta allora è insita nella domanda). Il libro, coerentemente con tristi politiche di facile mercato, scorre molto bene ed anche in modo piacevole e interessante.... se ciò che ci fosse scritto fosse vero. La musica però e soprattutto la letteratura è decisamente un'altra cosa. Lasciate marcire questo libro negli scaffali delle librerie e seguite solo i musicisti che amano veramente la propria musica e non quelli della peggior specie che invece la usano solo per rimorchiare donne.

VOTO: 1

EMMANUEL MENCHETTI






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