domenica 25 gennaio 2015

RECENSIONE MUSICALE - MATTEO LA VOLPICELLA : "SULLE ORME DEI GIGANTI"



Parafrasando il titolo di questa nova raccolta a firma ancora di Matteo La Volpicella, ciò che mi appresto qui a recensire è proprio un'opera gigantesca e monumentale. Quando la musica non è più solo emozione romantica, piacere condivisibile, quando non è più solo estetismo finalizzato alla cura della forma o al rispetto di regole, quando non è più solo ordine del cosmo ruffiano nella misura in cui diventa proteso a rendersi complice di assurgere a colonna sonora dei nostri ricordi più belli, quando la musica non è più solo questo ma diventa scienza, ricercatezza estrema portata all'apogeo dell'integralismo del proprio pieno rispetto di sè stesso, quando diventa qualcosa di nuovo che rompe con la storia, scrivendone un'altra dall'inizio, allora cominciamo a limitare lo spettro solo a questo artista e pochi altri. Bisogna però effettuare un salto professionale nell'ascolto e questo sta a noi farlo, ossia superare la probabile contrarietà che può essere suscitata inizialmente, per accorgersi poi che solo dopo diversi ascolti che il prodotto comunque merita, la nebbia dell'acidità sonora si dipana e tutti i codici su cui è costruita matematicamente l'opera, cominciano magicamente a decodificarsi, portando la luce della comprensione e della conseguente condivisione sulla primigenia ombra di un genio solo apparentemente autistico e imploso in sè medesimo ed è allora che è la musica ad avvicinarsi da sola a chi ne fruisce e non noi a doverla cercare per capirla. Qui tutto è portato all'estremo: dalla ossessione della perfezione stilistica volta al gigantismo tecnico, alla ricerca scientifica delle composizioni di cui è pregno il cervello di questo disco, mai banali, mai sentite prima, mai da nessun altro e che risente di tutta l'imprevedibilità delle sfacettature personali del funambolico chitarrista e non per ultimo.... ed è la cosa che mi piace ancora di più e che incide sul voto finale della recensione, l'estrema dignità con cui è stata concepita la musica. Mi spiego meglio: qui abbiamo nelle nostre mani un prodotto assolutamente puro nel senso di depurato da ogni logica commerciale, questo disco non è fatto per piacere agli altri, ma solo ed esclusivamente per esprimere la propria personalità ed è in questa fase che ne risente l'imprevedibilità di molti passaggi (torno a ripeterlo perchè è un carattere sostanziale di tutto il disco) atti unicamente a riflettere la sua personalità in tutte le sfacettature emotive, il tutto utilizzando quindi la musica come veicolo per espiare le proprie frustrazioni in una catarsi metafisica che pone il ruolo di questa forma d'arte come fondamentale medicina dell'anima atta a redimere la propria integrità morale dai compromessi che spesso la vita ci obbliga ad accettare. E' bellissima questa visione della musica come cura dell'anima, catarsi dalla corruzione del mondo, come sfogo del proprio io. La ragnatela di note, la trama dei tanti fili intarsiati dalle varie ispirazioni dell'artista pesarese, costituisce uno scudo protettivo, un vaccino atto ad eliminare ogni influenza musicale, ogni diplomazia nella scelta degli schemi, in un regime dittatoriale e autorefernziale che ha come unico ordine l'immenso rispetto solo per il proprio gusto e per le proprie scelte lontane allo stesso tempo da velleità e vanità di sorta. Qualcos'altro? .... resta solo da dire che l'opera in questione è un'orma memorabile nel cammino evolutivo dell'uomo, un'impronta indelebile lasciata oggi, nel 2015, nella storia di questo affascinante strumento che è la chitarra.

VOTO: 10 E LODE

Emmanuel Menchetti.

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