mercoledì 1 agosto 2012

RECENSIONE LETTERARIA: "LIBRI DI SANGUE" - CLIVE BARKER


Il primo contatto con questo libro è alquanto inquietante, non tanto per la tematica prettamente horror e splatter trattata, ma per il come viene affrontata. Se rimaniamo a parlare di genere, state leggendo le righe di chi è cresciuto a pane e horror fin da tenero bambino (non tanto tenero quando già all'età di 10 anni si imparava a memoria i versi della poesia nera contenuta nel numero 10 del noto fumetto Dylan Dog "Attraverso lo specchio"..con immenso orrore nello sguardo della povera donna che lo ha generato...perdonate l'arguta memoria ma si sa...la mammina mi ha creato intelligente, non ne ho colpa!!). Proprio quando si ama un genere e lo si conosce bene (del resto poi in quanto nasciamo tutti insanguinati da un utero sventrato e per la prima volta in contatto col brulicante ossigeno, siamo tutti indistintamente destinati comunque all'orrore!!), quando si è affascinati dal sottile retrogusto di quell'antico sentimento umano (il più antico secondo l'integerrimo Howard Phillips Lovecraft) che è la paura, si desidera che questa divina emozione, che la natura ci ha concesso la lusinga di donarci, venga trattata con rispetto da chi si avventura nei sottoscala dei suoi oscuri anfratti, mantenedone il fascino e l'arcano potere attrattivo. In verità risulta chiaro invece sin dalle prime pagine, che lo scrittore di Liverpool sia solo un rozzo contadino alle prese con qualcosa di più grande di lui, ma ciò che è ancor più grave, è che Mr. Barker non ha proprio capito cosa sia la letteratura, confondendola con la sceneggiatura di un film, probabilmente a causa del suo amore e della sua attività collaterale (sicuramente di maggiore riuscita) proprio come sceneggiatore e regista di alcune discrete pellicole. Mr. Barker dovrebbe sapere che la letteratura NON è la sceneggiatura di un film, per il semplice fatto che le scene trattate, proprio per il fatto che non beneficiano dell'ausilio delle immagini, hanno bisogno di essere descritte nelle loro prospettive ambientali, nei risvolti psicologici degli attori (che in questo contesto, per l'appunto, non sono più attori) e in tutto ciò che non riguarda strettamente l'azione o il dialogo, quindi tutto ciò che rimane, per così dire, invisibile agli occhi di uno spettatore che si accinge invece a guardarne l'eventuale realizzazione in un film. Tutto questo è necessario per stimolare la fantasia del lettore e non indurlo alla noia più totale che invece colpirebbe un attore che, dietro una cospicua cifra e solo a fronte di quella, sarebbe disposto a imparare la sua parte. E' imbarazzante che Mr. Barker non sappia tutto questo. E' quasi imbarazzante empaticamente per me doverlo sottolineare, a maggior ragione perchè questa autentica schifezza mi è stata prestata da un caro amico. Almeno fossero curati i dialoghi.... sulla forma delle espressioni adottate, sullo stile semplicistico e volgare, nauseabondo e primitivo oltre che, per l'appunto, grottescamente scarno, non oso neanche proferirmi onde risparmiare questa recensione da sonori insulti. In conclusione, puro liquame narrativo, consiglio a voi di lasciare marcire questo libro negli scaffali dei negozi e a Mr. Barker di continuare a dedicare tutta la sua nobile passione per corpi sventrati o scuoiati, midolli scoperti e interiora tumefatte o incancrenite, e tutto il suo proverbiale stacanovismo ... solo ed esclusivamente al cinema.

VOTO: 3
EMMANUEL MENCHETTI

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