Che cos'è la morale? chi detiene il giudizio oggettivo di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Ciò che è giusto corrisponde ad una astrazione di equità o è il perseguimento del proprio beneficio? Ciò che è morale lo si decide in base ad un senso comune condiviso dalla maggioranza degli esseri pensanti come avviene nelle dinamiche politologiche, adeguandosi quindi passivamente a regole scritte intese come assiomi incorruttibili o lo si incorpora come visione personale raffrontata solo al proprio senso di dignitosa eccellenza? è la moralità mera servile dedizione alla regola sociale nella forma o riflesso sostanziale dell'unicità della propria integrità intellettuale? E la regola sociale di comune condivisione cui attenersi, è da accettare come un fatto solo territoriale e culturale o può essere inteso come universale e appartenente all'intero genere umano in quanto pensante? ed è morale rispettare il comune pensiero, forgiato nella legge dello Stato, solo nella pratica per puro timore della condanna o è morale accorgersi a posteriori di rifletterne internamente ogni suo risvolto, quasi fosse la legge dello Stato medesima, la perfetta proiezione di ogni singola vertebra del proprio raziocinio? Io la risposta a tutte queste domande ce l'ho, ma il porre dei quesiti anziché suggerire già la risposta agevola la personale riflessione che, in quanto tale, consente di giungere alla conclusione in modo maggiormente convinto anche se già in ciò che ho asserito poc'anzi riguardo al mio modo di stimolare la riflessione, è contenuto velatamente il mio stesso suggerimento.
Emmanuel Menchetti.
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