COLORO CHE ATTENDONO
Il ricordo di un caldo e luminoso pomeriggio di fine maggio che ho ora in mente, viene presto folgorato da un'immagine e da un dialogo incomune, che colpirono la mia sensibilità e la parte talvolta più intuitiva e protesa alle conoscenze extrasensoriali di natura spirituale ed esoterica, ossia l'immaginazione. Proprio quest'ultima componente del pensiero umano, che dovrebbe portarci il più distante possibile dalla codifica della realtà mondana, talvolta invece, di fronte all'indagine di avvenimenti altrimenti incomprensibili, diventa proprio la chiave di lettura di questi, l'unico accesso consentito alla comprensione dell'uomo. Rimembro una giovane coppia entrare in un bar non lontano dal tavolo in cui ero seduto con alcuni colleghi per un caffè nella pausa pranzo dal lavoro. Ad un tratto il ragazzo salutò altre fanciulle che gli si pararono innanzi e con le quali cominciò poi a dialogare, suscitando la palese indignazione della sua compagna. Questa si staccò dalla presa del suo fidanzato per avvicinarsi al tavolo di fianco al nostro e parlare con alcuni probabili amici che ivi aveva incontrato. Non udii tutto ciò che si dissero ma era chiaro che il suo fidanzato, posizionato ben più lontano di quanto lo fossimo noi, non poteva sentirla. Capii questa frase pronunciata dalla fanciulla mentre lacrimava "....fa sempre così, ha sempre bisogno di attenzioni ma poi lui fa quello che gli pare!" Ricordo che appena terminò queste parole, il suo compagno si voltò con uno sguardo di ghiaccio e con un volto pietrificato dall'ira e dalla delusione; fu un'espressione completamente modificata rispetto a quella gioiosa e solare con la quale era entrato prima nel locale, come se si trattasse di quella di un'altra persona. Con quel rinnovato profilo si avvicinò alla fidanzata e con aria minacciosa le disse "Non ti permettere mai più di parlare male di me alle mie spalle, come hai potuto? Ti attenderò lassù ... un giorno!" Quel curioso episodio mi stimolò ancor di più ad indagare su ciò da cui la mia mente era, già da tempo, rapita ossia l'occultismo e lo spiritualismo e proseguii con il leggere diversa letteratura su argomenti mistici che trattano altre probabili vite dopo la morte, storie di avvistamenti di tunnel o di esseri di luce nello stato psichico di pre-morte o di near death experience. A condurmi a questi studi fu la parte finale di quella frase, non suscettibile di altre interpretazioni, pronunciata con un timbro prima sconosciuto a chi la proferì e da un volto alieno, un viso non più di questo mondo, quasi fosse quello di un essere tornato tra i vivi per completare una missione lasciata incompleta alla sua dipartita da questa fragile esistenza terrena; fu l'affascinante immagine di un macabro senso di attesa che i defunti provano nei confronti dei vivi e al termine del quale saranno poi chiamati a giudicare le nostre azioni, a colpire la mia eccitata fantasia di studioso delle scienze occulte. Cominciai a fantasticare su un mondo di spiriti erranti che non hanno completato dei compiti su questa terra e che sono allora tornati sotto altre vesti o a vaneggiare su limbi di cari estinti che attendono l'arrivo dei nuovi morti per poterli punire delle malefatte perpetrate in loro assenza. Fu da quel momento che cominciai ad indagare ... sul mondo dei morti. Che logica ha il passaggio in questa vita terrena? Per quale motivo dovremmo necessariamente passare di qui per poi ascendere ad un'altra esistenza? Perchè poi dover tornare? Fu da allora che ebbi la continua percezione che qualcuno, o meglio, alcuni esseri, due per la precisione, mi attendessero. Sulla funzione che potessero avere queste due figure, che percepii allora come di sesso maschile, per quanto si possa parlare di genere sessuale nel mondo delle anime spirituali, non so dirvi. Ma è proprio questa mancanza di risposte che mi fece (all'epoca delle prime "visioni") pensare che la mia mente non avesse costruito un mondo immaginario e fittizio, giustificandolo e completandone la costruzione con le sue stesse astrazioni, ma che la sua parte più sensibile alle percezioni astrali o trascendentali, avesse semplicemente ed effettivamente percepito delle presenze di fronte alle quali la stessa mente umana risultasse impreparata all'indagine. Vidi le sagome di due spettri, celati dietro la tenda della camera da letto della mia ex compagna, la prima volta che litigammo dopo l'episodio di quel pomeriggio e da lì in poi mi accadde ogni volta che discutevamo. Cominciai a pensare, con un fare superstizioso che solitamente non mi appartiene, che quelle losche figure fossero come degli uccelli del malaugurio, ma in realtà all'inizio non capivo la ragione delle loro visite. Credo di non averla mai compresa ma di averla intuita, o meglio, non mi è mai stata rivelata ma la mia immaginazione ne ha carpito la probabile essenza. Quelle figure comparivano ogni qualvolta nella mia vita accadeva un qualcosa che rovinava i miei sogni, che deflagrava le mie speranze. Io amavo la mia donna e il mio amore corrisposto alimentava, col nettare della passione e della felicità, la mia vita e le prospettive che mi ponevo innanzi all'altrimenti misterioso futuro. Poi ogni qualvolta l'ennesimo litigio con la mia irrequieta compagna pareva scuotermi dal candore del mio stato di benessere, attraverso il quale la mia mente voleva proteggermi, comparivano loro ... le due presenze. Le sentivo aspettare, guardarmi, giudicarmi, percepivo il loro fiato addosso, la loro inquietante attesa. Sapevo che non avrei mai potuto sfuggire al loro sinistro cospetto. Perchè comparivano solo nei momenti disattesi di disillusione? Perchè coprivano con la loro ombra senza volto, la miseria della mia condizione nei momenti in cui le mie aspettative si intorpidivano, offuscando la via dei progetti futuri? Qual'è il loro messaggio ed in quale linguaggio ci comunicano ciò che hanno da dirci? Per quale blasfemo e cinico motivo venire ad assistere alla morte dei nostri sogni in vita? La mia mente cominciò presto a tessere una propria ragnatela di ipotesi sugli spiriti erranti che ritornano su questa terra e sul probabile motivo per il quale ci compaiono innanzi sempre nei momenti in cui i nostri sogni vengono minacciati. Nella nostra vita desideriamo l'immortalità della nostra felicità, dei nostri sentimenti ma solo i caduti possono sapere dove andremo e quanto siano fragili e passeggeri anche i momenti gioiosi in cui ci sentiamo più forti e sicuri. Chissà quante volte quelle due ombre, celate dietro la tenda, mi hanno parlato, mi hanno avvertito dell'arrivo di lì a poco di quello che sarebbe poi stato il peggior trauma che avrei subito nella mia vita: la fine drastica della mia storia d'amore. Se fossi riuscito a codificare il loro alfabeto o a captare, con la sorda comprensione dell'intuito, le loro frequenze, sarei stato maggiormente preparato a quello che sarebbe poi stato, senza saperlo, il mio ultimo dialogo con la donna che adoravo. Anche lei probabilmente mi aveva già lanciato avvisaglie del suo crescente risentimento verso il mio temperamento che lei stessa giudicava spigoloso, ingestibile e del conseguente suo intento di troncare la nostra bellissima storia, ma il mio cuore innamorato e la mia vista offuscata ed ammaliata, non sentivano ragioni. Avevo bisogno di continuare ad abbeverarmi del nettare dei miei sogni, ero diventato come un bambino capriccioso in cerca di continue conferme ed attenzioni, ma non più obiettivo nella comprensione della triste verità che si stava gradualmente dipanando dal gomitolo delle nostre continue battaglie dialettiche. Riportavo spesso la mia mente allo splendore ed al romanticismo dei primi giorni passati insieme, quando tutto era ancora puro ed incontaminato dai rancori che si sarebbero cementati poi, ignorando però, come difesa della mia psiche, le crescenti e sempre più violente discussioni a cui seguivano periodi di silenzio tra noi sempre più pericolosamente lunghi. Non stavo quindi più vivendo il tempo presente ma rimanevo ancorato anacronisticamente al passato e, per questo, fu lo stesso futuro imprescindibile, inevitabile, ossia la morte, a venire a prendermi per mano e accompagnarmi nella strada della rivelazione. In seguito a quelle visite, l'amore della mia vita, un giorno che pensavo qualunque, mi lasciò definitivamente. Credevo fosse solo l'ennesima discussione, che poi lei si sarebbe ancora calmata ma sottovalutavo l'orrore della nostra esistenza come umani e la miseria della nostra condizione. Nei momenti di solitudine e di profonda depressione che seguirono la fine della mia storia d'amore, corteggiai l'idea che quelle due figure mi avessero voluto prima avvertire della fine che stava incombendo. Argomentai tra me e me che i morti sono come degli esseri onniscenti poichè a loro è stata rivelata la verità che un giorno anche a noi sarà resa conoscibile, ma solo con il trapasso, la rivelazione ed il passaggio ad una forma nuova di conoscenza a noi non ancora concessa. Una notte antecedente alla definitiva rottura del nostro rapporto, sognai i volti di due uomini che mi prendevano per mano e mi portavano dentro una nebbia fittissima. Li riconobbi nella figura del mio bisnonno e del trisavolo dalle vecchie foto degli avi che la mia famiglia era solita collezionare ed appendere alle mura di casa quale macabro ornamento; persone che mai conobbi in vita. Mi convinsi col tempo che fossero anche i volti dei due loschi figuri che mi facevano visita nei momenti in cui la mia ipersensibilità e fragilità psichica era tenuta a dover fronteggiare ciò che, oltre ai lutti, è la più difficile prova da superare nella vita terrena: la fine degli amori. Cominciai a contemplare l'idea che avessero aperto un contatto anche con la mia mente dormiente nell'affascinante stato del sonno in cui l'inconscio, lontano dal giudizio della coscienza, apre le sue porte al mondo spirituale. Mi convinsi che quella nebbia fosse lo stato incomprensibile degli avvenimenti nella nostra vita ed il muro di mistero che cela i pensieri più segreti e nascosti nel buio della mente ottenebrata delle persone che conosciamo in vita e che i miei avi mi volessero svelare quell'arcano ancor prima che la mannaia della triste sorte incombesse sul mio capo chino al cospetto del potere struggente, logorante e lancinante dell'amore giunto inesorabilmente al suo tramonto. Pensai che volessero fare questo per lenire il mio dolore quando ciò sarebbe accaduto ma mi convinsi che la mia coscienza, nel riportarmi allo stato di veglia, avesse tralasciato queste premonizioni in uno strato psichico di oblio, riabbandonandomi, come un rinnovato sprovveduto, alla minaccia inconsapevole di ciò che poi sarebbe accaduto. Tornarono allora successivamente a parlarmi, io li vidi e sapevo che loro conoscevano tutto di me ma che il mio stato di conoscenza era ancora primitivo per la comprensione del loro linguaggio. Le nostre conoscenze sono, in realtà, solo reminiscenze delle verità che ci vengono rivelate esclusivamente nel sonno più profondo, ossia nell'unico stato di conoscenza in cui la nostra mente, priva di distrazioni e lontana dall'ottusità lucida dello stato di veglia, è più disposta ad apprendere dall'aldilà. Ora so che terminerò la mia vita in solitudine perchè mai più amerò una donna così come ho amato lei ma so anche che tornerò poi a trovare i miei antenati e che la morte non è allora la risoluzione e l'annichilimento di tutto. L'uomo ignora solo il momento della sua fine ma forse è l'unico essere del mondo animale ad essere consapevole dell'effettivo peso del fatto che ciò inevitabilmente avvenga, ma senza conoscerne le dinamiche astrali, la dimensione in cui i nostri spiriti errano. I morti invece sanno già tutto, loro ci attendono, ci avvertono. La nostra felicità come il nostro dolore è tenuto ad avere una fine così come un inizio in un dinamismo incorruttibile nel quale tutto è in continua trasformazione, per cui il sogno diventa incubo come dalla melma può nascere un nuovo fiore. Loro ci guidano in questo inferno sulla terra, assistono al teatro tragico della nostra vita, noi siamo solo inutili maschere, con le loro lacrime dipinte, che getteranno il loro costume prima o poi nell'oblio eterno. Attendono la nostra ascesa per punirci delle nostre malefatte o forse solo per avvertirci. Loro ci attendono ...lassù.
Emmanuel Menchetti.
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